LA FOLLE STORIA DI HIGUITA E DELLO SCORPIONE CHE LO RESE LEGGENDA


La follia. Non troviamo aggettivo più giusto per descrivere la sua storia: Renè Higuita. Tutto comincia in Colombia e più precisamente a Medellin quando, da una situazione famigliare difficile nasce Renè. Senza un padre dopo pochi anni perde anche la madre e il piccolo cresce con la nonna. La situazione economica in casa non è delle migliori e il piccolo fin da piccolo si guadagna da vivere vendendo giornali. Ma come tutti i bambini la pelota è la cosa che ama di più.
Lo scorpione: il celebre gesto che rese famoso Higuita in tutto il mondo

Renè nasce come un bravo attaccante e in un torneo scolastico viene notato dagli organizzatori dell’Independiente Medellin. Durante la partita, il portiere si infortuna e allora Higuita prende il suo posto tra i pali con un impatto devastante; da quel giorno sarà un portiere.

La carriera da calciatore inizia nel 1985 nel Millionarios, dove dopo un solo anno torna nella sua Medellin, all’ Atletico Nacional. Ma Higuita, per via della sua statura fisica non è un portiere come gli altri ma la cosa che lo caratterizza maggiormente è la sua follia nell'uscire dai pali: dribbling agli attaccanti avversari, colpi di testa, stop di petto e le punizioni preferisce calciarle piuttosto che pararle.

La svolta della carriera è con l’allenatore Francisco Maturana prima all’Atletico Nacional e poi nelle Selecion colombiana; Franciso lo rende un giocatore unico responsabilizzando e rendendolo un leader prima difensivo e poi in campo. E con il suo gioco spregiudicato con una linea difensiva molto alta Higuita è l’ideale sia tecnicamente per impostare l’azione da dietro che per la sua caratteristica di stare molto spesso fuori dai pali.

La prima gioia con l’Atletico Nacional arriva nel 1989 con la vittoria della Copa Libertadores ai rigori con l’Olimpia Asuncion. Fu una vittoria storica: fu la prima e ultima volta che una squadra colombiana si aggiudicò la Libertadores.

Nel 1990 ecco un appuntamento storico per l’intera Colombia: i mondiali di calcio in Italia. Il 4-2-2-2 di Francisco prevede un possesso palla esasperato con il guizzo dei fuoriclasse del calibro di Valderrama. Higuita si esalta nella fase a gironi e per la prima volta nella storia la Colombia accede agli ottavi di finale. Ma qui succede l’impensabile. Ai tempi supplementari, dopo lo 0-0 nei minuti regolamentari, a poco dal termine Higuita, in uno dei suoi classici possessi palla fuori dai pali perde la pelota e viene punito dal gol degli africani che vinceranno la partita 2-1.

Il momento del in cui a Mondiali del 1990 Higuita perde palla regalando al Camerun la vittoria
Anche la vita privata di Renè fu molto movimentata: fece scalpore a livello pubblico la dichiarazione di amicizia a Pablo Escobar. Nel 1993 fece anche da mediatore nelle trattative per la liberazione di una figlia di una amico rapita dai narcos. Essendo un fatto vietato in Colombia Higuita venne arrestato e perse il mondiale Usa del 1994 per scontare 7 mesi di reclusione.

Tornando al campo, Higuita rimase all’Atletico Nacional fino al 1997 dove vinse la sua seconda Copa Interamericana e si trasferì in Messico al Tiburones di Veracruz per ritornare poco dopo in patria, prima ai rivali dell’Independiente Medellin e poi al Cartagena e allo Junior. Successivamente ci furono le esperienze sempre in patria al Bajo Cauca e due esperienze straniere, prima a Panama al Chorrillo e poi in Ecuador all’Aucas dove venne trovato positivo alla cocaina e quindi squalificata. Nel 2007, scontata la squalifica giocò prima in Venezuela al Gauros per poi chiudere in Colombia con il Leones e il Deportivo Pereira.

Nel 1995, con la casacca della nazionale, Renè compi il gesto che lo consacrò a livello mondiale: el Escorpion. Durante una partita contro l’Inghilterra, Redknapp calcia in porta con un pallonetto e Huiguita si lascò passare volontariamente il pallone oltre la testa per poi colpirlo con la sua di entrambe le scarpe. Lo stadio di Wembley rimase scioccato per questo gesto che passò alla storia del calcio.

Questo gesto fu ripetuto diverse volte nella sua carriera anche nel finale di carriera con la maglia del Deportivo Pereira, all’età di 42 anni. L’addio al calcio fu il 24 gennaio 2010 allo stadio Atanasio Girardot di Medellin con la frase “Yo soy un pobre pecador” (io sono un povero peccatore). Fu il saluto di un calciatore folle, che ha fatto della pazzia la base della sua carriera.

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