IL CALCIO COLOMBIANO AI TEMPI DI PABLO ESCOBAR


Gli anni 80 videro la Colombia splendere nel panorama calcistico mondiale prima di quello sudamericano. La Primera A era popolata dei più grandi campioni colombiani e stranieri. Tra il 1985 e il 1987 l’America de Cali arriverò per tre volte in finale di Copa Libertadores (sempre sconfitta). Ma la rivincita colombiana nella massima coppa sudamericana per club avvenne nel 1989 quando l’Atletico Nacional del Medellin vinse il trofeo. Per capire la qualità della rosa di Medellin, la squadra colombiana perse solamente ai supplementari l’ Intercontinentale contro il grande Milan degli olandesi di Arrigo Sacchi.


Erano gli anni di Pablo Escobar e dei grandi cartelli della droga colombiani dove i grandi boss decisero di usare le squadre di Calì e Medellin per “ripulire” i loro guadagni.
Parliamo di cifre astronomiche ed ecco perché l’Atletico Medellin, oltre ad essere l’unica squadra colombiana ad aver vinto la Libertadores, aveva un’ossatura che diventerà lo scheletro dei “Los Cafeteros”  ai mondiali Usa del 1990 e 1994.

Il Nacional del Medellin festeggia la Copa Libertadores

 La passione di Pablo per il calcio era talmente forte che anche durante il suo periodo di "reclusione di lusso" si concedeva delle fughe allo stadio per assistere alle partite del “suo” Nacional. Ma non solo, a La Catedral, il carcere costruito su misura da Escobar il più grande trafficante della storia del Mondo riuscì ad invitare anche Maradona.

I mondiali di USA del 1994 hanno delle promesse di alto livello per la nazionale colombiana. Dopo l’eliminazione avvenuta ai mondiali italiani per via di una “papera” di Higuita contro il Camerun, in America i Los Cafeteros sono considerati da tutti i favoriti anche per via del 5-0 rifilato nel match decisivo all’Argentina in trasferta. Pablo, orgoglioso del risultato invitò parte della squadra nella sua residenza-carcere per complimentarsi con la squadra.

Ma nel 1993 cambiò tutto; il 2 Dicembre Pablo venne ucciso e la spedizione colombiani in America fu un fallimento. La Colombia venne eliminata nei gironi per via di un ko contro i “gringos”, gli Usa, per “colpa” di Andres Escobar, una delle colonne della nazionale e del Nacional del Medellin che realizzò un autogol. Misteriosamente, pochi giorno, dopo, il difensore perse la vita colpito da 12 colpi di pistola da uno degli ex uomo di  Escobar, in rampa di ascesa dopo la morte del grande boss.

Luci e ombre che hanno caratterizzato un’epoca che però, dopo 20 anni, ha riportato la nazionale dei “cafeteros” tra le prime dieci nazionali al mondo.

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