INTERVISTA AL TELECRONISTA DAZN SANTI: "CHE EMOZIONE COMMENTARE MESSI. IN ITALIA CRESPO MI HA EMOZIONATO"
Oggi per ioalleno.com abbiamo il piacere di poter
intervistare Alberto Santi, commentatore sportivo di DAZN. La prima domanda che
vogliamo farti è: cosa si studia per fare il tuo lavoro?
Si può rispondere in tanti modi a questa domanda. C’è chi si
iscrive a corsi di giornalismo, chi intraprende determinati percorsi all'Università, si può arrivare in tanti modi al giornalismo. Ricordo quando
ero ancora al liceo, avevo contattato diversi giornalisti e avevo fatto loro
questa stessa domanda e tutti mi avevano risposto in modo diverso, anche se una
strada comune c’era per tutti: iniziare e fare gavetta. Fare il giornalista è
un mestiere che impari facendolo e avendo persone a cui ispirarsi e che ti
correggono. Sia chiaro, io ancora sto imparando e ho molto da imparare, c’è
sempre qualcosa di nuovo da scoprire sia dalle esperienze dirette e sia da chi
queste esperienze le ha già vissute e può passarle a chi crescere.
Ti ricordi il tuo esordio, il tuo primo commento?
Ricordo ogni mio esordio. La prima telecronaca intera in
assoluto è stata un’Atalanta-Lazio per Infront il 26 agosto 2012, ero molto
emozionato. Ricordo anche la mia prima telecronaca in diretta per Sportitalia,
un Bari-Roma Primavera, arrivata - come spesso succede in questi casi - un po’ casualmente,
visto che mi avevano chiamato la sera prima per avvisarmi. La prima a Mediaset
Premium con il sogno della Champions League era stato un Atletico Madrid-Astana
con Griezmann che aveva fatto un gol meraviglioso con un pallonetto e poi la
prima a DAZN, Nizza-Dijon della Ligue 1 2018-19.
La partita più emozionante che hai mai raccontato?
Sicuramente River Plate-Boca Juniors. Era il campionato
2017-18 e commentare il Superclasico era un mio sogno. Ero teso, il cuore mi
batteva a mille, e devo ringraziare chi mi ha dato l’opportunità di commentare
questa partita. Oltre al Super, le partite da dentro o fuori sono molto belle
perché le squadre danno tutto e il pubblico è molto coinvolto. Ripenso a
qualche partita della fase a eliminazione diretta della scorsa Libertadores, su
tutte Cerro Porteño-River , quarto di finale di ritorno che ha sancito un nuovo
doppio Superclasico nel 2019, o alla finale di Sudamericana di qualche mese fa
tra Colon e Independiente del Valle, partita interrotta per più di un’ora per
un temporale incredibile. Le facce sugli spalti dei tifosi divisi tra gioia e
dolore rappresentavano bene l’essenza più pura del calcio. Penso anche alle
partite di Champions League commentate a Premium, quella musichetta davvero è
unica. Il mio rimpianto, se così si può dire, è stato un Olympiacos-Barcellona
del 2017-18, sognavo di commentare Messi, ma purtroppo quella partita è finita
0-0.
Per un commentatore com’è il percorso di avvicinamento ad
una partita che ti viene assegnata? C’è uno studio su giocatori, partite etc..?
Ogni commentatore ha un suo modo di preparare la partita,
non penso ci sia un modo più giusto e uno più sbagliato di farlo.
Personalmente, mi preparo singolarmente sulle rose delle due squadre, poi
curiosità e statistiche sulla partita. Durante la partita, però, non mi piace
esagerare con statistiche e aneddoti, perché ogni gara è diversa per ritmo,
azioni, sorprese ed emozioni, quindi preferisco concentrarmi su quello che mi
danno i 90 minuti, senza comunque tralasciare spunti che possano arricchire e
incuriosire chi guarda l’evento.
Hai commentato diverse partite di Copa Libertadores, cosa
pensi del calcio sudamericano? E’ una tua passione o ti sei “affezionato” da
quanto hai iniziato a commentarlo?
E’ una passione che è nata a Sportitalia, quando avendo
vicino uno come Stefano Borghi è abbastanza impossibile non appassionarsi. Tra
tutto il calcio sudamericano, quello che preferisco è quello argentino. Ci sono
squadre storiche, stadi affascinanti, storie incredibili e poi c’è il pubblico.
Raccontare una partita con uno stadio pieno, colorato e che canta in
continuazione ti fa immergere ancora di più nella gara, anche se sei a migliaia
di chilometri di distanza e vedi la partita attraverso un monitor.
Cosa ti affascina di questo mondo?
Le storie e il pubblico, senza dubbio. Gli stadi, pur non
essendo nuovi, sono ricchi di fascino e il pubblico che li riempie è unico.
Ricordo i due anni in cui ho avuto la fortuna di commentare weekend dopo
weekend il campionato argentino per Premium e ogni volta era un’emozione nuova.
Il pubblico ti lascia senza parole. Poi, grazie a DAZN e alla Libertadores, ho
scoperto in prima persona quanto questa competizione renda ancora più unica
l’esperienza del futbol sudamericano. In qualsiasi stadio in cui si gioca la
Copa Libertadores, o anche la Sudamericana, può succedere sempre qualcosa di
emozionante. Ha anche un fascino particolare raccontare alcune partite in piena
notte, sembra qualcosa di intimo, come se fosse una festa segreta a cui sono invitate
migliaia di persone dall’altra parte del mondo.
In Italia sono passati tanti campioni provenienti dal Sud
America: chi ti ha appassionato di più? E qual è stata secondo te la più grande
delusione?
E’ molto difficile sceglierne solo uno. Penso a Veron, alla
sua classe, ai suoi lanci e la sua grinta, ad Almeyda, a Simeone, a Kakà, a
Ronaldo il Fenomeno, a Batistuta, a Cavani, ma se devo sceglierne uno ti devo
dire Hernan Crespo. Che giocatore meraviglioso. I suoi colpi di testa sono
unici, sentiva la porta a occhi chiusi e anche umanamente una grandissima
persona, lo dimostra il fatto che abbia giocato con Inter e Milan e sia
comunque amato dalle due tifoserie. Delusioni ce ne sono state un po’,
soprattutto tra i giocatori più tecnici, capaci di fare la differenza in Sud
America, ma fermati dalla differenza di ritmo con il calcio europeo.
Hai un budget illimitato per un talento sudamericano: su chi
punteresti tutti i soldi?
Se parliamo di talento a livello assoluto, dirò una
banalità: Leo Messi. E’ uno dei pochissimi giocatori che ancora mi fa vedere il
calcio con gli stessi occhi di quando ero bambino. Guardando invece alla nuova
generazione di talenti, una delle ultime partite che ho commentato è stata
Defensa y Justicia-Santos di Libertadores, decisa da Kaio Jorge, 2002 entrato
dalla panchina e già al centro di tante voci di mercato. Un ragazzo con un
impatto del genere a gara in corso nella massima competizione sudamericana per
club può apparire come un predestinato, ma parliamo di un 2002 e quindi è
giusto che abbia il tempo di crescere. Fortunatamente non faccio il direttore
sportivo, quindi i talenti posso gustarmeli senza aver paura di sperperare
milioni di euro!
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