"IL DERBY ETERNO" CHE SPACCA IN DUE BELGRADO

Ci sono partite in cui il risultato sportivo conta fino ad un certo punto. La sfida tra Stella Rossa e Partizan Belgrado è una di questo infatti il Derby di Belgrado è uno scontro tra due visioni diverse che spesso sfocia in situazioni che c’entrano poco con il calcio.



La Stella Rossa, nata delle ceneri del SK Jugoslavia è la squadra che ha vinto più nella storia della Superliga ed è stata l’unica formazione serba ad aver vinto una Coppa dei Campioni; era l’anno 1991 e la Stella Rossa ha battuto l’Olympique Marsiglia allo stadio San Nicola di Bari.
Il Partizan invece è nato nel 1945, squadra dai colori sociali nero e bianco e in patria vengono chiamati “Grobari” per via della divisa che assomiglia a quella dei becchini. Quest’ultimi nacquero come squadre dell’esercito, coloro che hanno difeso il popolo dalle truppe naziste durante la seconda guerra mondiale.
I tifosi e i giocatori della Stella Rossa sono invece chiamati Delike, ovvero i giovani coraggioSi ovvero la squadre del popolo ma dai tifosi avversari sono chiamati Cigari, ovvero gli zingari.

Il derby in patria prende il nome di veciti derbi, ovvero il derby eterno.

Il risultato sportivo in queste sfide conta quasi zero, lo spettacolo e le coreografia che infiammano il Marakana o lo Stadio Partizan sono da belle d’oca. Per non parlare degli scontri che avvengono fuori dallo stadio e non solo.
Come il derby del 1999 quando un tifoso del Partizan con un bengala uccise un tifoso avversario di soli 17 anni. L’anno seguente, la partita tra le due squadre di Belgrado durò solamente trentotto secondo per uno scontro violentissimo scoppiato tra le due curve.
Le due squadre sono divise in tutto tranne in una cosa: l’odio verso i croati.

La distanza tra i due stadi è solo 800 metri
Il derby del 1992 fu uno dei Veciti Derby più politico di sempre. Al Marakana “Le Tigri” entrarono allo stadio guidate dal loro capo, il comandante Arkan con tre striscioni: “Venti chimoletri a Vukovar”, “Dieci chilometri a Vukovar” e “Benvenuti a Vukovar”. Tutto lo stadio applaudì. Arkan, era il capo ultras delle Stella Rossa e le sue Tigri, il gruppo ultras più violento dello Zveda che presero parte all’assedio e alla presa di Vukovar, cittadina serba in territorio croato. L’episodio fu salutato con gioia anche dai tifosi del Partizan, infatti eravamo nel cuore della guerra in Jugoslavia.

Nel 2000, dopo la morte di Arkan, anche i tifosi della Lazio resero omaggio con uno striscione e fu un episodio che creò molto scalpore in Italia.

Come detto Stella Rossa contro Partizan Belgrado è molto più di una semplice partita. E’ un derby eterno soprattuto fuori dal campo, una rivalità storica, una delle più accese del mondo del calcio.

IL TUNNEL DEL MARACANA' DI BELGRADO

Ricordo i poliziotti che nel tunnel ci guardavano male e muovevano i manganelli in modo intimidatorio. Poi non fecero nulla di male, ma la sensazione mi restò dentro. Durante i festeggiamenti fui pure morso da un cane lupo. C’è qualcosa di diverso in quello stadio, un calore particolare che noti già nel riscaldamento. Ai miei compagni dissi che il Marakana ti fa diventare squadra e credo sia proprio così."

Alessandro Costacurta, sceso in campo al Marakana nel ritorno di Ottavi di finale della Coppa Campioni 1988-1989



Ci vogliono tre minuti per percorrere i cento passi del tunnel del Marakana di Belgrado. Non è l'inferno ma poco ci manca. Il tunnel è largo appena un paio di metri e alto poco più di due e un tempo era contornato dai graffiti in cirillico, che riproducevano offese, insulti e intimidazioni.
"E’ impressionante, chi ama il calcio non può non vibrare. Tutto lo stadio è eccezionale, lì mi sentivo imbattibile. Ha un’acustica incredibile, in campionato vincemmo tutte le partite casalinghe. E spesso nel tunnel ho visto i militari in assetto da guerra.”
Walter Zenga, allenatore della Stella Rossa e campione di Serbia nel 2005-2006

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