Tomas Felipe Carlovich detto El Trinche nasce a Rosario, in
Argentina, il 20 Aprile 1949. Il padre, mario era un immigrato croato come
tanti che in quel periodo post guerra si trasferì in Argentina alla ricerca di
una nuova opportunità di lavoro.
Negli anni successivi, come tutti i bambini di quell'epoca il giocattolo di Tomas era uno solo: la palla. E nei vari “barrios” si
giocavano partite interminabili.
La strada da sempre è palestra di vita ma non sono, nel caso
di Carlovich la “calle” ammaestra il ragazzino molto velocemente e ben presto
il ragazzo inizia ad incantare tutti (calcisticamente parlando).
Di lui si parlata tanto fino dal settore giovanile ma le apparizione
nel calcio che conta tardano ad arrivare, qualche presenza nel Rosario
Central, due con il Colon e poi con l’Independiente Rivadavia tanto che Tomas
decide di fare “la scelta più bella della vita” , da lui stessa definita, ovvero
la firma per una piccola squadra di Rosario, il Central Cordoba. Tomas gioca
per la gente, vuole che il pubblico si diverta ee è proprio qui che diventa famoso per il doppio
tunnel, quello che fa ripetutamente allo stesso giocatore, prima con l’interno
e poi con l’eterno del piede.
Un pomeriggio di Aprile del 1974, quando la nazionale
argentina arriva a Rosario per disputare una amichevole di preparazione in
vista del mondiale tedesco contro una selezione di Rosario, El Trinche,
schierato come regista davanti alla difesa incanta tutti. Basti pensare che il
primo tempo finisce 3-0 per la selezione rosarina contro, ripetiamolo, la nazionale
argentina. Si racconta che il tecnico della seleccion Vladislao Cap va negli spogliatoi avversari supplicando il tecnico rivale di sostituire Carlovich; il
tecnico lo ascolta ma nella ripresa la nazionale riuscì a segnare solamente un
gol senza subirne uno.
Dopo quella partita arrivarono alcune offerte ma, dopo una
stagione al Colon e uno al Deportivo Maipù, El Trinche torna a scegliere il piccolo club della sua città dove oltre al
calcio poteva coltivare la sua altra passione: la pesca con gli amici. E così
la sua carriera si conclude qui, nel Central Cordoba dove ogni domenica veniva
idolatrato dai suoi tifosi che riempivano il piccolo “Gabino Sosa”.
E chi lo ha visto giocare oggi racconta che “El Trinche”
Carlovich era un po’ Redondo e un po’ Riquelme, direi niente male!
Ancora oggi Tomas vive a Rosario e come allora ama fare le stesse cose: allena una squadra di ragazzini con ottimi risultati e il suo tempo libero lo dedica agli amici e alla pesca.
Qui sotto possiamo leggere alcune dichiarazioni del Trinche divenute storiche:
"A volte mi sono seduto sulla palla
durante le partite, ma l'ho fatto solo per avere una pausa e non per prendere
in giro l'avversario sul campo. Il mio stile di gioco di calcio è stato molto
modesto, come lo è stata la mia vita, nonostante i peccati di gioventù che
avrei potuto commettere"
"Sono state dette molte cose su di me, ma
la maggior parte non sono vere. Una cosa vera è che non mi è mai piaciuto stare
lontano dal mio quartiere, la casa dei miei genitori, il bar dove vado di
solito, i miei amici e "il Vasco" Artola, che mi ha insegnato come
colpire la palla quando ero un ragazzo"
"Il più bel regalo che il calcio mi ha
dato sono il Central Córdoba e l'Independiente Rivadavia. Io li definirei i due
amori della mia vita. In entrambe le squadre ho giocato i migliori anni della
mia carriera, che è durata in tutto 16 anni come professionista. Con il
'Charrúas' ho ottenuto due campionati di seconda divisione, nel 1973 e nel
1982. Gli amministratori del club mi hanno pagato un bonus speciale per i
tunnel e un doppio bonus con un doppio tunnel. I tifosi di solito mi
incoraggiavano dalla tribuna gridando cose come: 'Vai Trinche, fai un doppio
tunnel'".
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