PARLIAMO DI CALCIO CON COMMISSO: "LAVORATE SULLA TECNICA ED EVITATE I TEMPI MORTI. TATTICA? SI MA IN SITUAZIONE"
Ciao Giuseppe, innanzitutto grazie per la tua disponibilità all'intervista. Partiamo con la tua storia; ti va di raccontarci il tuo percorso prima da calciatore e poi da allenatore?
Ciao e grazie a te delle domande.
Ho iniziato a giocare in una squadra un po’ ‘tardi’ facendo due anni di
esordienti nell’Alcione per poi passare e far tutto il settore giovanile della
Pro Sesto ai tempi in C1 dai giovanissimi b fino alla prima squadra.
Ho esordito in c2 nel febbraio del 1999.
Ho avuto un grave infortunio (rottura del crociato) e nell'estate del 2000 sono
passato in serie D a Sant' Angelo lodigiano collezionando un 3 posto in
campionato.
Nel 2001 sono passato in Svizzera nel Chiasso allora in 1a Lega e mi sono
fermato due stagioni vincendo al secondo anno campionato e playoff con
promozione in serie B.
Nell'estate del 2003 ho girovagato tra Cuneo e Legnano per poi andare in
eccellenza alla Mozzatese a metà settembre, campionato finito salvandosi ai
playout
Nel 2004 passaggio a Renate dove vinciamo il campionato d' eccellenza e fino a
gennaio 2008 rimango a Renate prima di passare alla Folgore Verano sempre in
eccellenza che rimane la mia per squadra per 3 stagioni e mezza con 3 play off
nazionali persi.
Nell estate del 2011 avviene la fusione tra Folgore e Caratese e passo al Sant' Angelo Lodigiano in eccellenza dove abbiamo vinto il campionato.
L' estate 2012 ha visto il passaggio nel glorioso Piacenza fallito dopo lo scandalo calcio
scommesse dove abbiamo vinto l' eccellenza.
Nel 2013 passo alla Bustese in eccellenza girone a (sesto posto) e nel 2014
passo all' Ardor Lazzate sempre in eccellenza ma solo fino a dicembre momento in
cui mi trasferisco al Nibionno dove gioco una stagione e mezza in eccellenza
disputando due playoff.
Il 2016/2017 è stata l'ultima stagione da giocatore trascorsa la prima a metà a Saronno e
poi nella Cisanese entrambe in eccellenza.
Mentre giocavo ho iniziato ad allenare i bambini in primis a Chiasso (giovanissimi) ma come prima vera esperienza una squadra di Pulcini nel 2010 agli Olmi di Milano e poi nelle Geranzese fino a fine 2014.
Dall' estate del 2012 sono stato un tecnico Milan Camp che ha girato un po’
tutta l’Italia di settimana in settimana.
Nel 2017 è iniziata l’avventura in prima squadra un po’ inaspettata
e non programmata ma non potevo non accettare l’opportunità di partire in
eccellenza e in una società organizzata e con potenzialità come il
NibionnoOggiono.
Prima stagione terminata con un secondo posto e finale play off persa mentre la
seconda stagione finisce con una fantastica vittoria del Campionato.
Questa stagione in D siamo a metà cammino e verso l’obiettivo di salvarsi il prima possibile.
Parliamo ora di tattica: modulo di gioco favorito? Di solito cerchi di adattare la squadra al modulo o il modulo alla squadra?
Modulo di gioco
preferito? Con la seconda risposta ti rispondo alla prima perché penso che un
bravo allenatore riesca a mettere nelle condizioni migliori i propri giocatori
ad esprimersi al 100% delle potenzialità quindi il modulo è un organizzazione
di gioco che serve a dare un equilibrio alla squadra ma sopratutto a far
rendere tutti nel migliore dei modi.
Da 2 stagioni e mezza per giocatori avuti e scelti ho sempre adottato il
4/2/3/1 che essendo un modulo aperto esalta molto la fase di gioco offensiva e
a mio modo ti fa coprire bene un campo largo come Oggiono.
Tornando alla tua domanda nello specifico più che adattare ti direi che sono le
caratteristiche dei giocatori che fanno il modulo.
Calcio reattivo o propositivo? In quale approccio ti riconosci? Quale calcio prediligi giocare?
Sicuramente propositivo fin
dal portiere, credo che un possesso rapido e veloce e un giro palla in massima
ampiezza fatto in qualità possa aprire anche con pochi passaggi soluzioni
verticali per cercare in fretta la profondità.
Ora è molto in voga un calcio di seconde palle perché sta diventando sempre più
un calcio fisico e atletico.
Tornando alla domanda precedente un allenatore fa bene ad utilizzare il calcio che hanno nel
dna i propri giocatori.
Che tipo di rapporto aspiri ad avere con i calciatori: di amicizia, autoritario, di semplice fiducia e rispetto?
Un rapporto che include
tutti gli aspetti da te citati; sicuramente rispetto ed educazione, mi possono
dare tutti del Tu non è quello che fa l'educazione ma è sicuramente altro.
Autoritario per forza ma facendo rendere conto al giocatore che un allenatore
dice e impone sempre qualcosa per il bene della squadra.
L’amicizia c’è perché vivi dentro e fuori dal campo tanto attimi in più sto
allenando in questi anni anche degli ex compagni ma quando si varca il
rettangolo verde il lato professionale deve prevalere.
Io ho la fortuna di poter scegliere tutti i miei giocatori e quindi massima
fiducia in loro e cerco di conquistarmela dimostrando con i fatti e non false promesse.
Qual'è l’identikit del tuo giocatore ideale?
Il mio giocatore ideale è
sicuramente dotato tecnicamente, rapido di testa che giochi a pochi tocchi in
ogni zona del campo con personalità e grande leadership. Mi piace avere una squadra con 4/5 capitani in campo.
Quali sono le caratteristiche fondamentali che la tua squadra deve avere?
La mia squadra deve
sicuramente saper giocare a calcio e sopratutto saper cosa fare in ogni
situazione si possa trovare ad affrontare. Una squadra elastica e intelligente e sopratutto con le ‘palle’, la classica che nessuno vorrebbe mai incontrare.
Pensi che nel calcio di oggi ci si concentri molto sui numeri e poco sulla tecnica?
Nei settori giovanili
sembra che da anni si sia tornati un po’ indietro e finalmente si cura di più
la tecnica ma dipende sempre come si fa.
Deve sempre esser situazionale oppure se fatta in modo analitico deve essere ad
altissima intensità altrimenti serve poco.
In prima squadra io la curo spesso ma in generale viene lasciata in secondo
piano.
Sicuramente oggi è un calcio fisico, il calciatore professionista è un vera
atleta e la differenza delle categorie la fa proprio la prestanza atletica in
primis..c’è stata una grande evoluzione sui mezzi a disposizione quindi i
numeri la fanno da padrona (match analyst ecc ecc ) ma io credo sempre nella
tecnica perché saper trattare l’attrezzo deve essere la prima cosa.
Pensi che essere stato un calciatore professionista sia necessario per allenare?
Sono certo che aver giocato
a certi livelli può solo che aiutare un allenatore ma allo stesso tempo sono
certo che per arrivare ad allenare in Serie non devi essere per forza un
giocatore di serie A.
Purtroppo gli ex giocatori famosi sono avvantaggiati nella partenza nella
carriera da allenatori confronto a noi dilettanti e questo è un fatto che non
condivido.
L'allenatore che prendi come modello da seguire?
Sul campo ho visto lavorare
Allegri e mi è piaciuto molto.
Ho sempre visto come un mito Ancelotti per la sua calma e tranquillità e nella
gestione dei gruppi visto che ha vinto dappertutto e in spogliatoi con
tantissimi campioni.
Quanto è fondamentale il ruolo del secondo allenatore?
L’allenatore in seconda a
mio modo è fondamentale come ogni membro dello staff.
In primis è l’occhio e l’orecchio in più del Mister e sicuramente un appoggio
importante per i giocatori che magari con il ‘secondo’ si sfogano e si aprono un
po’ di più..
Sicuramente un secondo è la prima persona con cui confrontarti e condivider
quotidianamente e deve essere scelta dall'allenatore non imposta dalla società.
Nella visione della squadra formazioni, gioco, cambi, allenamenti, siete sempre d’accordo o nascono dei contrasti?
Ovviamente sempre d’accordo
ma apertura totale per qualche sua proposta o variante come giusto che sia in
uno staff affiatato.
Calcio e famiglia: è difficile ai tuoi livelli gestire entrambe le responsabilità al meglio?
Calcio, famiglia e lavoro
aggiungo quindi difficilissimo gestire tutti e tre gli aspetti.
Tempo libero zero ma ovviamente c'è l’impegno e la volontà di fare tutto nel
migliore dei modi.
Le cose approssimative non mi sono mai piaciute, quando mi metto in qualcosa
sono scrupoloso e maniacale.
Quindi le soddisfazioni come risultati e il raggiungimento degli obiettivi ovviamente gratificano gli
sforzi fatti.
Qual è la cosa più difficile del tuo ruolo?
Difficile è una parola fin
troppo grande perché Allenare è un piacere e una soddisfazione.
A volte devi essere bravo a mantenere degli equilibri tra società e giocatori
visto che si è la figura di mezzo ma credo che il compito più importante è
difficile sia soddisfare 25 persone diverse con caratteri e teste diverse, aver
cura di ognuno nella stessa maniera quindi non puoi mai arrivare al campo con
la testa e la mente altrove.
Un consiglio ai neo mister che allenano in categoria inferiori e principalmente lavorano con due sedute settimanali, su cosa gli consigli di focalizzarsi?
Sicuramente con due
allenamenti non è facilissimo gestire, l’importante che ci sia sempre continuità
e zero tempi morti evitando file o quant'altro.
Consiglio sicuramente la tecnica ad alta intensità e di dare una buona base
fisica che si può sempre allenare con la palla.
La tattica classica la lascerei a tutte soluzioni di gioco all'interno di cui
si può far notare dettagli. Lavorate anche sui calci piazzati.
Il calcio sta cambiando tantissimo e molto velocemente, secondo lei che calcio vedremo nei prossimi anni: ancora più di transizione? O pensi si ritornerà verso una maggiore gestione del pallone?
Credo che ormai sia un calcio veloce che cerca subito la profondità e i
centrocampisti più bravi sulle secondo palle.
Però io vado avanti nel credere che con una giusta ed efficace gestione della palla
si possa sempre far del ‘male’ all'avversario e poi il piacere di questo sport è avere l’attrezzo in possesso non rincorrerlo..
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